Agostino Nelli e la festa per lo stendardo di S. Maria Maddalena dei Pazzi (1669)

Nella Biblioteca Nazionale di Firenze è conservato il Diario di Agostino Nelli: sono quattro corposi volumi che vanno dal 1667 al 1685 (con un anno aggiunto dal figlio Giovanni Battista), meritevoli di trascrizione per gli eventi pubblici e familiari che riportano e il cui valore appare già a prima vista.
Sarebbe impresa non da poco, viste le numerose pagine vergate con scrittura elegante ma con inchiostro un po’ pesante sulla carta fine ... Ma ne varrebbe la pena.
In quanto all’autore, se si escludono le cospicue notizie da ricavarsi dal Diario, ne parlò soprattutto il nipote Giovanni Battista Clemente nella biografia di Giovanni Battista architetto suo padre figlio di Agostino (Discorsi di architettura..., 1753). Se ne legge una sintesi anche nella Raccolta d’elogi d’uomini illustri (IV): “Agostino padre del senator Gio(van) Batista Nelli fu buon matematico dei suoi tempi, scolare di Evangelista Torricelli, ed uomo assai letterato (vedasi Anton Maria Salvini nelle Note al Poema del Malmantile). Travagliò alla seconda edizione del Vocabolario della Crusca [era stato ammesso all’Accademia nel 1650], scrisse vari trattati di Matematica, Filofofia, Trigonometria Sferica, Pirotecnia, Meccanica, Gnomonica, Fortificazioni, ed esistono di esso alcune Satire mms. contro gl’ipocriti dei suoi tempi”.
Nel 1657 Agostino sposò Lucrezia figlia del sergente generale Simone Roti, dalla quale nel 1661 ebbe il figlio Giovanni Battista e che avrebbe perso presto: la donna morì infatti il 18 novembre 1662, assistita dal medico “Redi vecchio”, come riporta un foglio attaccato al I volume dei Diario.
Dal 1569 al 1678 Agostino fece parte anche dell’Accademia del Disegno e da un anno imprecisato della compagnia del Pellegrino.
Morì sabato 27 gennaio 1684. Giovanni Battista ebbe a scrivere con gran rispetto: “Il signor padre a ore venti spirò”, ricordando poi le esequie la domenica in San Lorenzo.

Il Diario – dicevamo – contiene tante notizie sulla storia di Firenze oltre che familiare. Un esempio è il ricordo della processione del 2 giugno 1669 organizzata per l’arrivo di uno stendardo da Roma a solennizzare una seconda volta la canonizzazione di Maria Maddalena dei Pazzi (1566-1607).
Molto amata dai fiorentini, la santa era vissuta dal dicembre 1582 nel convento delle carmelitane di Santa Maria degli Angeli, tra visioni, estasi, tensione profetica, povertà e mortificazioni. Proclamata beata da Urbano VIII nel 1626, era stata canonizzata proprio nel 1669 da Clemente IX. Le sue spoglie già nel 1629 erano state traslate in Borgo Pinti. Nel 1888 sarebbero state spostate a Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Careggi, dove si trovano tuttora.

Il 2 giugno 1669, dunque, Agostino Nelli ricordò le feste per l’arrivo dello stendardo: “Domenica a dì 2 detto [giugno 1669].
[...] La mattina si fece la precissione dello stendardo venuto di Roma di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi fiorentina dell'ordine de’ carmelitani.
Lo stendardo era nella chiesa del Carmine di Firenze, e lì si radunò il clero e frati, e preti delle parrocchie, e si mossero dalla detta chiesa e arrivarono a San Felice in Piazza, e di lì per via Maggio, e passarono il ponte a Santa Trinita, e di lì al Centauro [piazza Santa Maria Maggiore], e di lì passarono a canto al Domo, e di lì in via de’ Servi, e di lì in via della Colonna, e di lì alla chiesa dove stanno le monache degli Angeli carmelitane dove si conserva il suo corpo.
Dopo il clero veniva tutti i signori della famiglia de’ Pazzi, e lo stendardo portato da’ frati carmelitani, e da due giovani de’ Pazzi, dopo venivano i senatori, e gli otto magistrati di palazzo. Sua altezza serenissima il granduca si era fermato in casa dei signori conti Bentivogli.
La chiesa dove si conserva il corpo della Santa era prima de’ monaci di Cestello, e da papa Urbano ottavo furono trasferite le monache nel luogo dove sono adesso, e prima abitavano a San Friano, dove sono adesso i monaci di Cestello.
Entrò in clero in chiesa e magistrato e senatori e il granduca, dove si celebrò la messa con musica; la messa fu detta da monsignore (***) nunzio. Fuori alla porta era un cartello in lode della Santa con arme di papa Clemente nono, del granduca, di casa d'Austria, de’ Pazzi, della religione carmelitana. Dentro ad un cortile avanti alla chiesa era parato d’arazzi sopra tre posti aperti in questa occasione, della chiesa erano tre cartelli in lode della Santa. Si entrava in chiesa, che era stata ornata prima di pittura fatta nella stuoia che rappresenta come volta, e sopra alle cappelle erano ornamenti di bassi rilievi e pitture di miracoli della santa.
La santa era collocata nel mezzo della tribuna di detta chiesa e vi erano collocate varie virtù statue toccate di bronzo; la santa era nel mezzo sostenuta da tre statue toccate d’argento che rappresentavano la povertà, castità e obbedienza, ella era in cassa di cristallo, vi erano candellieri d'argento, che sostenevano torchi luminosi.
Fu per grazia concessa dal papa alle monache di Candeli per essere confinanti di potersi entrare in chiesa a adorare la santa, sì come fu concesso che una (***) nipote della santa potessi uscire per un giorno dal suo convento e andare ad adorare la santa”.

Ai ricordi successivi Agostino Nelli scrisse:
“Domenica sera si fecero i fuochi di allegrezza da tutta la città e sulla piazza di Santa Croce si fecero fuochi lavorati sul carro de’ Pazzi, che quello che si abbrucia il Sabato Santo su la piazza del Duomo.
[…] La sera di nuovo si fecero i fuochi lavorati sulla piazza di Santa Croce sul detto carro, e per Firenze da diversi signori”.

“Martedì a dì quattro detto.
[...] La signora Barbera e la Francesca andarono a vedere la santa la mattina. Giovanni Battista andò il giorno, sì come il giorno andarono tutti a visitare in Santa Maria sul Prato suor Caterina Eletta Nacci [agostiniana].
La sera la terza volta si fecero fuochi di allegrezza in la piazza di Santa Croce col detto carro, e per Firenze da diversi signori”.

Paola Ircani Menichini, 7 giugno 2024. Tutti i diritti riservati.




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